CENTRO LASER DERMATOLOGICO DOTT. LASPINA

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05.2019

Uomini che odiano … la calvizie

Capelli sul cuscino, sul piatto della doccia, sulla spazzola … un pessimo inizio di giornata per un uomo! Fronte tropo spaziosa, stempiatura accentuata, capelli sempre più sottili e diradati al vertice: è l’immagine che rimanda lo specchio ad un uomo affetto da calvizie.

L’alopecia androgenetica meglio conosciuta come calvizie, è la forma più comune di perdita di capelli nell’uomo, almeno il 70% degli individui di sesso maschile ne è suo malgrado interessato.

Nelle fasi iniziali di questa condizione si può notare una marcata stempiatura cioè una recessione dell’attaccatura alle tempie, e un diradamento dei capelli al vertice (zone androgeno dipendenti); con la progressione della caduta quasi tutto il cuoio capelluto viene colpito e può portare alla condizione di “corona ippocratica” caratterizzata da una striscia di capelli ai lati e posteriormente alla testa; invece molto di rado si arriva ad una alopecia totale, con perdita totale dei capelli. Il processo che caratterizza l’alopecia è la miniaturizzazione, il capello progressivamente si assottiglia fino a non essere più visibile, anche se ad una attenta osservazione del cuoio capelluto con strumenti di ingrandimento è visibile una sottile peluria.

Le cause della calvizie si possono intuire già nel nome: “andro”, sono necessari gli ormoni maschili, e “genetica” infatti è necessaria una predisposizione genetica dei follicoli piliferi alla suscettibilità agli ormoni maschili circolanti.
L’alopecia androgenetica è legata all’attività della 5 alfa reduttasi tipo 2, un enzima presente nel follicolo in grado di convertire l’innocuo testosterone in diidrotestosterone, suo metabolita attivo che provoca la miniaturizzazione del capello fino alla sua scomparsa.
Il Diidrotestosterone provoca infatti la riduzione progressiva della fase di crescita del capello (fase anagen), cosicché il capello diventa sempre più corto e sottile fino all’atrofia irreversibile.
Solo i bulbi piliferi predisposti, che hanno cioè i recettori ormonali, sono colpiti e sono tipicamente localizzati nella regione fronto parietale e al vertice.
Il fenomeno dei follicoli vuoti aggrava ulteriormente il diradamento della calvizie, a volte infatti il nuovo capello tarda a crescere per cui il follicolo rimane temporaneamente vuoto. La gravità e l’età di comparsa della calvizie dipendono inoltre da una predisposizione genetica che determina il grado di affinità dei recettori del follicolo agli ormoni maschili. I geni che predispongono alla calvizie sono tutt’ora sconosciuti, anche se studi recenti sembrerebbero dimostrare un maggior peso dell’eredità materna. Solitamente viene utilizzata la scala di Hamilton per valutare la gravità della malattia con valori da I (normalità) a VII (alopecia grave); in genere una terapia medica è efficace fino al IV grado.

La diagnosi di alopecia androgenetica è clinica, in casi dubbi il Vostro Dermatologo potrà avvalersi dell’uso del dermatoscopio manuale o digitale per un’osservazione approfondita del capello e del cuoio capelluto.
La tricoscopia dermatoscopia permette l’osservazione della densità dei capelli, dello spessore del fusto e dei pattern dermatoscopici tricologici tipici e/o patognomonici che consentiranno allo Specialista di effettuare una corretta diagnosi.
Il trattamento medico dell’alopecia androgenetica deve mirare da un lato a ridurre gli effetti degli ormoni androgeni a livello del follicolo così da evitarne la miniaturizzazione e dall’altro a stimolare il follicolo a produrre capelli più grossi e trofici. inoltre è importante curare eventuali patologie infiammatorie sottostanti in quanto accelerano la progressione della malattia.
Il farmaco per eccellenza del trattamento delle calvizie è la Finasteride, in compresse da 1 mg. Questa compressa è in grado di bloccare la progressione della malattia nella quasi totalità dei casi e in buona percentuale induce l’ispessimento dei capelli miniaturizzati con un aspetto di “ricrescita”.
E’ un farmaco molto ben tollerato che in rari casi può però avere come effetto collaterale un calo della libido, reversibile alla interruzione del trattamento e che nella metà dei casi sparisce anche senza la sospensione dello stesso.
Tra le più recenti novità l’utilizzo della Finasteride in formulazione topica sembra dare ottimi risultati, anche se al momento attuale le formulazioni galeniche hanno percentuali di farmaco e veicoli molto diversi tra loro. La Finasteride topica è stata rivalutata recentemente (i primi studi risalgono al 1997) con lo scopo di ottenere i risultati della formulazione sistemica evitandone gli effetti collaterali.
In realtà alcune formulazioni topiche possono arrivare a concentrazioni di Finesteride così elevate da poter dare gli stessi effetti indesiderati. Gli studi attuali mirano ad ottenere preparazioni topiche efficaci a concentrazioni inferiori.
I Fitosteroli, composti naturali estratti da semi, frutti e corteccia di alcune piante, hanno un meccanismo di azione sovrapponibile a quello della Finasteride infatti inibiscono la 5 alfa redutassi e di conseguenza la produzione di diidrotestosterone.
Tra i farmaci che stimolano la fase anagen di crescita del capello il Minoxidil in lozione da applicare localmente, è senz’altro tra i più efficaci. Può essere utilizzato da solo o in associazione a Finasteride. E’ doveroso esplicitare che gli effetti anticaduta di entrambi questi farmaci vengono meno con l’interruzione del trattamento. Al momento attuale sono disponibili anche alcune metodiche non chirurgiche per la cura della calvizie androgenetica. Tra le tecnologie all’avanguardia citiamo un trattamento che prevede dei microprelievi, indolori e senza esiti cicatriziali, di cute dalla regione nucale o retroauricolare del paziente. Il tessuto prelevato viene ridotto in particelle microscopiche che vengono iniettate nella sede da trattare del cuoio capelluto. Il paziente è quindi sia donatore che ricevente. La metodica è rapida e indolore e stimola la rigenerazione dei tessuti permettendo un arricchimento delle cellule con capacità rigenerativa nel sito ricevente.
Il PRP è un trattamento di riconosciuta efficacia nella cura dell’alopecia androgenetica; utilizzato già da diversi anni consiste in un prelievo di sangue del paziente stesso, il materiale prelevato viene centrifugato e una volta separato il Plasma Ricco di Piastrine (PRP) questo viene reiniettato nelle zone di interesse del cuoio capelluto. L’iniezione di PRP stimola la rigenerazione cellulare che determina un miglioramento del trofismo dei capelli, una inibizione della caduta dei capelli, come alcuni studi avrebbero dimostrato.
L’autotrapianto di capelli è stato per lungo tempo l’unica possibile metodica per il rinfoltimento delle zone colpite da alopecia.  Al momento attuale è tuttora un valido trattamento chirurgico negli stadi avanzati, ma non tropo, della calvizie androgenetica.
Le due principali tecniche chirurgiche utilizzate sono la tecnica FUT o la FUE.
La FUT (Follicolar Unit Transplantation) prevede il prelievo di una sottilissima striscia di cuoio capelluto dall’area donatrice, da quest’ultimo verranno estratte le unità follicolari che verranno reimpiantate nelle sedi riceventi. E’ una metodica con un elevata percentuale di attecchimento, la cicatrice risulta praticamente non visibile anche con capelli molto corti ma è una tecnica costosa e richiede un’ottima esperienza chirurgica di equipe. Più conosciuta è invece la FUE (Follicolar Unit Extraction), dove l’autotrapianto si effettua con prelievo diretto delle unità follicolari. A fronte di una più bassa percentuale di attecchimento è una tecnica meno costosa e di più facile esecuzione. Tra le novità più curiose troviamo spazzole, caschi e cappelli a luci LED, definiti laser per capelli a bassa potenza, molto di moda soprattutto negli Stati Uniti anche se non ancora di comprovata efficacia.
Un recente studio nipponico avrebbe dimostrato che nel tuorlo d’uovo si trova la sostanza chiave per combattere la calvizie, per ora rimaniamo n attesa degli sviluppo pratici della scoperta.
Il futuro della cura alla calvizie sembra invece poter avere una svolta grazie alla “neogenesi follicolare”.
Alcuni studi si stanno concentrando sulla formulazione di soluzioni iniettabili contenenti fattori di crescita specifici in grado di ringiovanire e risvegliare i follicoli miniaturizzati e dormienti, sono in corso studi clinici per valutarne l’efficacia e la sicurezza. Altri studi invece stanno sviluppando tecniche di autotrapianto di cellule ottenute dalla moltiplicazione in vitro di prelievi di cute e follicoli piliferi effettuati in sedi non affette dall’alopecia del paziente stesso. Anche in questo caso i primi risultati sembrano piuttosto promettenti, pur essendo ancora in fase sperimentale.
Recenti studi hanno messo in luce il ruolo chiave di alcune Prostaglandine sulla crescita del capello, le ricerche si stanno quindi concentrando sulla formulazione di preparati topici, per ora galenici, contenenti analoghi delle Prostaglandine. Il Latanoprost è già disponibile come preparato galenico negli Stati Uniti, mentre altri principi attivi sono ancora nelle fase sperimentale.
La calvizie è storicamente un inestetismo che può avere importanti ripercussioni psicologiche per chi ne è affetto, fortunatamente al momento attuale sono disponibili numerose opzioni terapeutiche per contrastare questo difetto estetico inoltre è un settore della medicina in costante ricerca ed evoluzione e i possibili sviluppi futuri sembrano decisamente promettenti.

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